Stando ai risultati di uno studio recentemente pubblicato su Science Translational Medicine, la presenza di anticorpi ACPA in molti pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) – marker diagnostico – potrebbe avere origine dalla presenza di parodontosi. Nello specifico, il danno della barriera mucosale orale, mediato dalla parodontosi, sarebbe in grado di provocare la traslocazione ripetuta e spontanea di batteri citrullinati della bocca nel circolo sanguigno, scatenando risposte immunitaria e adattative proprie dell’AR, associate a riacutizzazioni di malattia sistemica.
Razionale e obiettivi dello studio
L'AR rappresenta la forma di artrite infiammatoria dell'età adulta di più frequente riscontro. Questa si caratterizza per una preponderanza di pazienti con sieropositività per il fattore reumatoide (RF) e/o per gli ACPA (anticorpi anti-peptide ciclico citrullinato). In letteratura è noto da tempo come sia fattori genetici che fattori ambientali siano associati al rischio di sviluppo di AR in età adulta. Tra i fattori ambientali di rischio noti, la paradontosi è uno di quelli attualmente più studiati. Secondo un'ipotesi molto accreditata, in individui geneticamente suscettibili, i peptidi citrullinati prodotti da un microrganismo orale (Porphyromonas gingivalis), potrebbero alterare il riconoscimento degli antigeni endogeni citrullinati da parte del sistema immunitario, con conseguente sviluppo di una robusta risposta immunitaria sia agli antigeni citrullinati self che non-self. Lo studio si è proposto di verificare l’esistenza di una relazione causa-effetto tra la parodontosi e l’AR o le recidive di malattia reumatologica.
Sintesi dei risultati
I ricercatori hanno condotto il loro studio su diverse coorti di pazienti. Una di queste comprendeva 5 pazienti affetti da AR e sieropositività ACPA. Questi pazienti erano stati sottoposti a prelievi ematici settimanali per un anno, oltre a prelievi aggiuntivi in caso di riacutizzazione di malattia. Due pazienti su 5 presentavano una grave malattia parodontale, mentre gli altri non presentavano alcuna evidenza di tale condizione.
Un’altra coorte di pazienti affetti da AR, alcuni dei quali con malattia parodontale, è stata valutata, invece, per la ricerca di plasmablasti e di altri componenti del sangue, mentre una terza coorte comprendeva individui con o senza malattia parodontale, compreso un gruppo con malattia parodontale di grado moderato-severo e compresenza di AR. I dati ottenuti dalla prima coorte di pazienti hanno confermato che alcuni batteri della cavità orale (in particolare quelli della specie Streptococcus) erano entrati in circolo a tassi più elevati nei pazienti affetti da AR e malattia parodontale rispetto a quelli senza malattia dentale. I ricercatori hanno anche determinato che, durante le esacerbazioni cliniche dell'AR, l'espressione dei geni associati alle risposte infiammatorie dei monociti nel tessuto sinoviale era aumentata, ma solo nei pazienti con malattia parodontale. Il gruppo ha anche condotto esperimenti in vitro con peptidi batterici orali e anticorpi monoclonali derivati da ACPA umani. Dai risultati è emerso che alcuni di questi anticorpi associati all’AR si legano fortemente agli antigeni batterici.
Ulteriori studi hanno suggerito che gli ACPA primari da cui sono state ingegnerizzate le versioni monoclonali avevano originariamente come bersaglio peptidi batterici piuttosto che proteine umane. "Questi risultati – hanno sottolineato i ricercatori -
suggeriscono che alcune cellule B ACPA possono originariamente svilupparsi contro antigeni batterici citrullinati, seguiti da maturazione per affinità e diffusione dell'epitopo, per legare antigeni umani citrullinati”.
Altri studi hanno dimostrato che le proteine di molte specie batteriche della flora orale, compresi quelli tipici della malattia parodontale come il Porphyromonas gingivalis, sono altamente citrullinate. Inoltre, i plasmablasti di pazienti affetti da AR che esprimono ACPA hanno mostrato “ipermutazioni somatiche” - un fattore che aiuta a guidare la forza della risposta immunitaria - più estese di quelle tipicamente osservate con le vaccinazioni. Queste ipermutazioni significavano anche che gli ACPA risultanti potevano legare peptidi citrullinati sia umani che batterici.
"Dato che le cellule B accumulano in media una mutazione nucleotidica per ogni ciclo di attivazione e maturazione dell'affinità nel centro germinale, l'ampio carico di mutazioni dei plasmablasti ACPA nell’AR suggerisce che potrebbero essere stati ripetutamente ristimolati dalle ricorrenti violazioni della mucosa dei batteri orali citrullinati - hanno ipotizzato i ricercatori”.
Considerazioni conclusive
Nel complesso, i risultati sembrano avvalorare l’ipotesi di una relazione causa-effetto tra malattia parodontale e AR: questa deriverebbe dalla capacità delle specie batteriche ubicate al di sotto del bordo gengivale di violare la barriera esistente tra cavità orale e circolo sanguigno, esponendo in tal modo questi batteri al sistema immunitario e provocando risposte anticorpali. Questi anticorpi, a loro volta, sarebbero in grado di reagire in modo incrociato con alcune proteine autoctone, generando o esacerbando la patologia autoimmunitaria. Pur invitando alla prudenza nel trarre delle indicazioni cliniche da quanto da loro osservato, i ricercatori non hanno potuto escludere la possibilità che uno screening precoce di routine per rilevare la presenza di malattia parodontale – possa essere di aiuto per identificare quegli individui a maggior rischio di AR che potrebbero trarre beneficio da un intervento precoce. Ciò detto, i ricercatori hanno anche notato che non tutti i pazienti con AR sono positivi agli ACPA e che molti, se non la maggior parte di questi, non sviluppa una parodontosi conclamata. Di qui il proposito manifesto di concentrare le proprie ricerche sull’emersione di meccanismi ulteriori di recidiva di AR nei pazienti senza batteriemia orale o malattia parodontale.
Artrite Reumatoide - Tratto da pharmastar.it - Marzo 2023