«Ho perso le gambe per malattia Ma non mi arrendo e aiuto gli altri»
Il cinquantottenne Stefano Spelta è tornato a presiedere l’Associazione Reum Amici. «Chiediamo più attenzione»
LODI di Laura De Benedetti «Quando una persona è in difficoltà si dice in modo metaforico ‘mi hanno tagliato le gambe’: a me le hanno tagliate veramente, a causa di una malattia curata male. Quando è successo, nel 2019, ho anche perso il lavoro, anche se poi, con due anni di smaltimento ferie e l’invalidità lavorativa sono riuscito a raggiungere la pensione. Avevo già l’artrite reumatoide. Perdere la speranza è un attimo. Ma io guardo solo avanti». Stefano Spelta, 58 anni, da poche settimane è tornato a presiedere l’Aira, Associazione Italiana Reum Amici, che aveva fondato nel 2005. «Mi piace vivere alla radice quadrata – sottolinea –. Voglio rientrare in società. C’è chi si chiude in casa e si deprime. Io reagisco e voglio aiutare». Economicamente, ma non solo. Spelta aveva già subito diversi interventi a causa dell’artrite reumatoide, ma l’amputazione ha fatto la differenza: «Ho dovuto imparare anche solo come girarmi su un fianco nel letto. Prima per la protesi al ginocchio o all’anca bastava la mia volontà per tornare ad essere indipendente, viaggiavo in treno ed aereo, ora mi serve aiuto. Sei inerme su una sedia a rotelle. Ma io ho molta volontà di fare». Così ha rifiutato la carrozzina elettrica «perché non mi avrebbe stimolato a migliorare», sta facendo fisioterapia «per imparare ad usare le protesi», ha rifatto la patente «andando a scuola guida e poi davanti ad una commissione» e ha adattato la propria auto mettendo «i comandi al volante. Ho speso 3.500 euro di tasca mia; c’è solo una sovvenzione di 500 euro dalla Regione». Al Circolo Archinti, sede di Aira ha fatto installare una piattaforma (12.500, con un contributo di Fondazione Bpl) per superare le scale. «Col progetto Reum Amico (iscrizione gratuita) diamo sostegno economico al malato reumatico in tutta Italia - spiega il presidente di Aira -: copriamo (fino a 2 volte l’anno) il 50% di visite cardiologica, reumatologica, ortopedica, oculistica, diamo un contributo di 250 euro per l’acquisto di una carrozzina, copriamo i costi di trasferimento per chi deve operarsi (il 70% per un parente che accompagna). Abbiamo finanziato con 15mila euro uno studio condotto dal dottor Francesco D’Agostino al Ptp per capire se la fibromialgia può essere controllata col farmaco biologico dell’artrite reumatoide. Abbiamo donato all’ospedale Maggiore un macchinario per la terapia del dolore (Ecodoppler Xporte da 70 mila euro). Ma ora chiediamo che vengano smaltite le code, che ci sia un ambulatorio di reumatologia con visite settimanali o quindicinali. Infine, da marzo, vogliamo creare gruppi di mutuo aiuto, guidati da una educatrice, per aiutare i malati reumatici a non estraniarsi dalla società seguendoli nel percorso della malattia».
«Vorrei camminare con le protesi»
Così potrebbe non stare sempre seduto e fare fisioterapia
L’Italia non è un paese per disabili. Tanti, troppi, i casi di chi viene lasciato indietro perché parte svantaggiato. Stefano Spelta ne aveva già avuto sentore in quanto malato di artrite reumatoide. Ma da quando ha subito l’amputazione delle gambe ne ha la certezza. Il suo desiderio di non restare a vita su una carrozzella (che ha comprato a sue spese per avere un modello piccolo e super leggero), ma di tornare a camminare con delle protesi artificiali, è irto di difficoltà anche se, sottolinea, «riuscire a usare le protesi è ideale: non stai sempre seduto, fai fisioterapia e rimetti in circolazione il corpo». Spelta ha accettato le protesi meccaniche di Ats (del valore di 4.500 l’una), attualmente le usa solo in palestra, alla fondazione Don Gnocchi, dove può fare fisioterapia 2 volte a settimana per 4 mesi, «tempo che comunque non è sufficiente» dice. L.D.B.
Redazione Aira odv - Novembre 2022