"I soggetti a rischio di artrite reumatoide (AR) mostrano una composizione distintiva della flora microbica intestinale, che potrebbe contribuire allo sviluppo della malattia."
Le persone a rischio di artrite reumatoide (AR) mostrano una particolare composizione della flora microbica intestinale, caratterizzata in particolare da un eccesso di specie appartenenti alla famiglia delle Prevotellaceae. Questo è il principale risultato di una ricerca recentemente pubblicata sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases, condotta da un team di studiosi britannici. Gli autori, tra cui Christopher M. Rooney dell'Università di Leeds, sottolineano che l'analisi del microbioma intestinale in soggetti a rischio di AR e in pazienti già diagnosticati con la malattia rivela costantemente una disbiosi, ovvero una squilibrata composizione microbica, rispetto ai gruppi di controllo composti da individui sani. Tuttavia, al momento non esiste un accordo chiaro sui microrganismi specifici che definiscono questa disbiosi associata all'AR.
Le Prevotellaceae, in particolare la specie Prevotella copri, sono state correlate allo sviluppo dell'AR, ma le evidenze sono state contrastanti, con alcuni studi recenti che hanno messo in discussione le precedenti scoperte riguardanti l'abbondanza di questi batteri.
La ricerca di Rooney e dei suoi colleghi si propone di chiarire i dati discordanti riguardo alla presenza delle Prevotellaceae nello sviluppo dell'AR e di monitorare nel corso del tempo eventuali variazioni nel microbioma intestinale.
Verso prevenzione e trattamenti personalizzati
Lo studio ha coinvolto 124 partecipanti considerati a rischio di artrite reumatoide (AR), identificati attraverso la presenza di anticorpi anti-proteina citrullinata (anti-CCP) e nuovi sintomi muscoloscheletrici privi di sinovite clinica. Sono stati inclusi anche 7 pazienti con una diagnosi recente di AR e 22 controlli sani. I soggetti sono stati monitorati per un periodo di 15 mesi, con prelievi regolari di sangue e feci.
I risultati hanno mostrato una significativa riduzione della diversità microbica (diversità alfa), in particolare nei 30 soggetti che hanno sviluppato AR durante lo studio rispetto ai controlli sani. Questo calo della diversità è risultato essere correlato a livelli elevati di anticorpi anti-CCP: i partecipanti con livelli elevati di questi anticorpi presentavano una diversità alfa notevolmente inferiore rispetto a quelli con livelli più bassi. Sono emerse anche correlazioni tra la diminuzione della diversità e l'uso di steroidi, nonché con fattori genetici, come la positività agli antigeni HLA-DR.
Tra le variazioni significative, gli autori hanno notato quelle appartenenti alla famiglia delle Prevotellaceae. In particolare, il ceppo ASV2058, probabilmente identificabile come Prevotella copri, era particolarmente abbondante nei soggetti che sviluppavano AR durante lo studio e nei nuovi pazienti diagnosticati, ma risultava assente nei controlli sani, mostrando correlazioni con marcatori sierologici e immunologici noti. Un secondo ceppo di P. copri (ASV1867) sembra avere un ruolo differente, non associato a fattori genetici.
Inoltre, le analisi longitudinali suggeriscono che le alterazioni del microbioma intestinale potrebbero manifestarsi anche 10 mesi prima della comparsa dei sintomi clinici. "Le modifiche nel microbioma intestinale nell'artrite reumatoide potrebbero rappresentare un cambiamento osservato durante la transizione verso la malattia clinica, ma rimane incerta la loro natura primaria o secondaria", concludono gli autori, evidenziando che tali risultati potrebbero costituire la base per lo sviluppo di strategie di prevenzione e intervento personalizzato riguardo l'AR, incentrate sul microbioma.
Artrite Reumatoide - rielaborazione tratta da univadis.it - di Cristina Ferrario - Novembre 2024