ARTRITE REUMATOIDE: IL 79% DEI PAZIENTE MIGLIORA CON LE CURE MIRATE

ARTRITE REUMATOIDE: IL 79% DEI PAZIENTE MIGLIORA CON LE CURE MIRATE

ARTRITE REUMATOIDE: IL 79% DEI PAZIENTE MIGLIORA CON LE CURE MIRATE

"Personalizzare i percorsi di cura per l'Artrite reumatoide (Ar) centrando l'attenzione sul paziente e i suoi bisogni clinici, sociali e relazionali. Questa è la richiesta del 79% dei pazienti, convinti che sia fondamentale per migliorare la qualità della vita."


Personalizzare il percorso di cura per i pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) è una priorità che deve porre il paziente, inteso come individuo unico con i propri bisogni clinici, sociali e relazionali, al centro del processo terapeutico. Questa esigenza è condivisa dal 79% dei pazienti, secondo i dati di un'indagine che suggeriscono che tale approccio potrebbe migliorare significativamente la qualità della vita, definita non solo in termini di salute fisica, ma anche di benessere psicosociale e funzionalità. Gli aspetti da considerare sono particolarmente rilevanti per una malattia cronica come l'AR, spesso accompagnata da patologie correlate.


L'indagine, che ha portato alla stesura del Position Paper intitolato "Innovare la presa in carico della persona con Artrite reumatoide: dagli unmet needs alla personalizzazione della cura", è stata realizzata da Altems Advisor dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, con il patrocinio di Anmar e Apmarr e il supporto non condizionante di Alfasigma. Il documento è stato presentato al Senato della Repubblica alla presenza della Senatrice Elena Murelli, con l'intento di evidenziare i bisogni insoddisfatti nella gestione dell'AR e proporre modelli concreti per sviluppare un percorso di cura ideale. Questo approccio mira a integrare il supporto territoriale con un uso efficace delle risorse terapeutiche.


"La gestione dell'artrite reumatoide richiede un intervento tempestivo, una diagnosi precoce e una visione globale che tenga conto non solo degli aspetti clinici ma anche di quelli psicologici e sociali", ha dichiarato la senatrice Murelli. "È fondamentale promuovere un cambiamento significativo nei percorsi terapeutici, affinché i pazienti possano ricevere un accesso più rapido alle terapie innovative e un supporto costante, adeguato alle loro esigenze specifiche."


L'indagine, condotta da un team interdisciplinare che include clinici, rappresentanti delle associazioni di pazienti, farmacologi e specialisti in economia della salute, ha coinvolto 67 professionisti sanitari e 70 pazienti. Fra i principali bisogni non soddisfatti emersi ci sono la diagnosi precoce, la comunicazione tra medici di famiglia e reumatologi, la gestione delle comorbidità e l'accesso all'innovazione terapeutica.


Dai risultati, il 34% dei pazienti ha dichiarato di non aver ricevuto una diagnosi tempestiva, mentre solo il 32% dei medici crede che la diagnosi precoce sia una prassi comune. Inoltre, mentre il 44,78% dei professionisti riporta una buona gestione delle comorbidità, solo il 27,91% dei pazienti condivide questa visione. Una discrepanza significativa si evidenzia anche riguardo all'efficacia del sostegno locale nella cura dell'AR, con solo il 23,26% dei pazienti che considera adeguato l'assistenza disponibile.


"È evidente che una cura personalizzata, focalizzata sulle singole esigenze del paziente, porta a risultati migliori. Adattare il trattamento in base alle condizioni cliniche e allo stile di vita è fondamentale per l'efficacia delle cure", ha affermato Filippo Rumi, Ricercatore Altems.


L'artrite reumatoide si presenta con un'incidenza di 2-4 nuovi casi all'anno ogni 10.000 adulti, colpendo prevalentemente le donne con un rapporto di 3-4:1, in particolare tra i 40 e i 60 anni. I pazienti devono convivere con la malattia e la loro aderenza alla terapia è centrale, riconosciuta sia dai medici che dai pazienti. Tuttavia, quasi la metà dei pazienti esprime insoddisfazione verso il piano terapeutico, evidenziando la necessità di rivedere le strategie adottate. Un altro aspetto rilevante è rappresentato dalle disparità regionali nell'accesso a risorse e servizi per l'AR, percepite da pazienti (32,56%) e medici (35,82%). Le disuguaglianze possono ostacolare l'accesso a terapie innovative, come i Jak inibitori, farmaci di recente introduzione. Sebbene il 41,86% dei pazienti ritenga di avere accesso a terapie appropriate, il 20% segnala una valutazione negativa di questa accessibilità, suggerendo la necessità di migliorare l'adattamento e la personalizzazione dei trattamenti.


"Il nostro impegno in Alfasigma è volto a migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da artrite reumatoide, attraverso l'aderenza e la personalizzazione della cura", ha affermato Stefania Bassanini, Head of Medical Affairs di Alfasigma Italia. "Il paziente deve essere assistito in modo adeguato in tutte le fasi della malattia. Siamo orgogliosi di offrire un'ampia gamma di opzioni terapeutiche che tengono conto dei bisogni insoddisfatti. Il futuro della cura per l'artrite reumatoide dipende dall'integrazione tra terapie efficaci e strumenti basati sull'intelligenza artificiale, per migliorare esiti clinici e sociali."


Reumatologia dal web - Rielaborazione testo tratto da newsbiella.it - Ottobre 2024

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