MALATTIE REUMATICHE - DA THE COMPLETE GUIDE TO YOUR EMOTIONS AND YOUR HEALTH

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Artrite


I cinque tratti comuni nella personalità di persone affette da artrite reumatoide:


La gente che soffre di artrite reumatoide si trova in uno stato di tormento interiore; è probabile che sia eccessivamente cosciente del male, timorosa della critica, depressa con frequenza e con una cattiva immagine di sé stessa, dice il Dr. Robert Fathman, psicologo clinico di Dubli, Ohio. Lui e il medico Norman Rothermich, emerito professore presso l'Università Statale dell'Ohio, a Columbus, intrapresero uno studio per valutare i tratti di personalità di pazienti con artrite reumatoide.


"Scoprimmo che hanno una personalità che li induce a sforzarsi eccessivamente ad essere gentili con gli altri, a non appoggiarsi sugli altri per cercare un sostegno emozionale e ad immagazzinare cose nel loro interiore, specialmente la rabbia" - spiega il dr. Fathman. E' notevole la loro conformazione con questi tratti, che sembrano precedere al male invece di esserne il risultato.

   

Dicono: "tutto va bene"; ma non è così


Molti pazienti affetti da artrite reumatoide sono passati inoltre per una situazione prolungata di tensione o rabbia durante la loro vita, continua il dr. Fathman. Ma questa è gente che dirà che tutto è perfetto anche quando tale affermazione dista molto dalla verità. "Una donna disse all'inizio che suo marito era meraviglioso - ricorda lo stesso medico; ma quando cominciai a farle più domande, le lacrime cominciarono ad affiorirle agli occhi e confessò che prima di uscire per una passeggiata doveva sottomettersi ad una ispezione. Il marito prendeva un pettine per darle gli ultimi tocchi ai capelli, o le diceva quello di cui aveva bisogno per apparire meglio prima di uscire con lui. Il marito era molto "controllatore" e lei gli aveva permesso di esserlo."

   

In ultima analisi, avverte il dr. Fathman, queste persone hanno tanta rabbia repressa, che "le divora":


"La rabbia va contro la persona stessa " e in questo caso, il simile può essere autentica realtà. Si considera che l'artrite reumatoide è una malattia autoimmune, in cui detto sistema va contro il corpo.


Prove fisiologiche di un nesso psicologico


In uno studio classico, nel campo della psiconeuroimmunologia, il Dr.George Solomon (psichiatra californiano), e il Dr.Rudolf H.Moos, che all'epoca era nella facoltà di medicina di Stanford, scoprirono che la gente con predisposizione genetica all'artrite, ma che è emozionalmente sana, mantiene lontana la malattia. I dottori Solom e Moos concentrarono la loro attenzione su un fattore sanguineo presente nella maggioranza dei pazienti di artrite reumatoide e in un 20% aprossimativo dei loro pazienti sani. Questo "fattore reumatoide" (è il nome con il quale si conosce) è un autoanticorpo che, per qualche peculiarità del sistema immunitario, reagisce contro gli stessi anticorpi protettori dell'organismo. Una bomba ad orologeria genetica che scatta attraverso la salute emozionale. Il problema che si pone è il seguente: perché ci sono persone che rimangono in perfetta salute, nonostante la presenza nel sangue di questo autoanticorpo minaccioso? I dottori Salomon e Moos affermano che la risposta risiede nel loro profilo psicologico. I familiari, fisicamente sani, dei pazienti con artrite la cui prova del fattore reumatoide è risultata positiva, erano senza eccezione, persone emozionalmente sane. Invece i familiari liberi dall'autoanticorpo costituivano un campione psicologico rappresentativo della popolazione generale, in una scala che andava da gente emozionalmente sana a individui con disturbi considerevoli. "Questo ci fa pensare che se qualcuno ha il fattore reumatoide nel sangue, ma si mantiene in buone condizioni psicologiche, non contrae l'artrite - dice il dr. Solomon. Invece, se ha una predisposizione genetica e soffre lunghi periodi di ansia e/o depressione, o meglio vive un disturbo emozionale grave, ha un alto rischio di contrarre l'artrite."

   

Poiché un 5% della popolazione generale è portatore di questo autoanticorpo legato all'artrite, le parole del Dr. Salomon risultano essere un avvertimento per tutti. La sua teoria di una certa relazione tra l'artrite reumatoide e la tensione emozionale sta incontrando ogni volta maggiore appoggio tra medici e ricercatori.

 

La tensione come detonatore


Prima il divorzio; poi l'artrite reumatoide giovanile:


Per esempio il dr. John Baum dell'Università di Rochester, esaminò le cartelle cliniche di 88 bambini che erano stati trattati per artrite reumatoide giovanile in un ospedale di Rochester. Scoprì che una gran percentuale di essi, molto maggiore che tra la popolazione generale, proveniva da famiglie "rotte" e nella metà di questi casi il divorzio o la morte di uno dei progenitori era accaduto entro un lasso di due anni dopo la manifestazione della malattia. "E' molto probabile che la tensione sia un detonatore dell'artrite giovanile" - afferma il dr. Baum. Probabilmente non la causa ma sì il detonatore". La stessa cosa si applica agli adulti, dice il medico Geroge Ehrlich, vecchio direttore della divisione di reumatologia alla Facoltà di Medicina Hahnemann e all'Ospedale di Filadelfia. La tensione emozionale può iniziare l'artrite reumatoide in una persona suscettibile, ed una volta che la malattia si è formalizzata, la tensione può peggiorarla. "Una tensione acuta (perdita del lavoro, morte in famiglia, divorzio) può causare un'esplosione di artrite, perché diventa vulnerabile nell'individuo. Quando si è sotto tensione è facile aprire una breccia nelle difese del corpo. "Le irritazioni minori e continue sono meno impressionanti, ma possono essere ugualmente nocive.

   

"Esiste questa cosa che si chiama tensione sana, conviene il Dr.Ehrlich; per esempio, un lavoro stimolante che esercita la mente. E' la tensione malsana e la frustrazione che lascia la persona esposta alla malattia."

   

Perché le donne contraggono l'artrite quattro volte di più degli uomini. Ci sono anche implicazioni sociali. "Le donne soffrono di artrite reumatoide fino a quattro volte di più degli uomini - spiega il dr. Robert Fathman - e credo che si deve a quello che facciamo alle bambine piccole nella nostra società. Insegnamo loro che arrabbiarsi non va bene." Il dr.Fathman assicura che un addestramento in materia di autoaffermazione, tecniche di rilassamento e terapia di gruppo tradizionale, aiutano i suoi pazienti affetti da artrite reumatoidea a vivere meglio. "Hanno dichiarato di sentire meno dolore e hanno potuto agire meglio. Sono stati capaci di identificare molto chiaramente la tensione con l'aumento del dolore."


Secondo il dr. Ehrlich, nel reparto di artrite del Centro Medico Albert Einstein di Filadelfia, gli psicologi e psichiatri lavorano con i pazienti, insegnando loro ad affrontare la frustrazione e la tensione. Altre cliniche hanno usato tecniche di rilassamento per ridurre il dolore. Anche l'attività sessuale può servire per alleviare il dolore. Quando i medici della Clinica di Disfunzione Sessuale, nell'Ospedale della Contea di Cook a Chicago, hanno interrogato 55 persone artritiche sull'attività sessuale, 24 - quasi la metà - ha dichiarato che il sesso non solo le faceva sentire meglio, ma che in realtà alleviava il dolore. L'età di questi pazienti variavano, dai ventenni fino ai settantenni. La maggioranza si trovava nella scala della maggiore età. " I dati erano spesso impressionanti - commenta la d.ssa Wanda Sadoughi - direttrice della clinica. Non solo si riduceva il dolore, ma la persona ne era libera per varie ore." In che modo il sesso allevia i dolori artritici? " Le ragioni possono essere varie - dice la d.ssa Sadoughi: qualcosa di biochimico e/o ormonale [n.d.t. avviene una scarica di cortisolo, emesso dalle ghiandole surrenali]; ma in ogni caso l'aspetto emozionale ha una grande importanza. E' possibile che siano compresi i due fattori. Dopotutto la tensione è psicologica e fisiologica e il sesso può alleviare la tensione."


Molte persone artritiche permettono che la malattia ponga un freno sessuale maggiore del necessario, continua la d.ssa Sadoughi, ed è un peccato. "Il sesso è una fonte meravigliosa di autostima, è quel sentimento di potersi dire "sono ancora desiderato", "valgo ancora". Un buon aggiustamento sessuale può migliorare la prospettiva che ha la persona della vita. Questi pazienti dello studio non hanno permesso che la malattia diventasse un impedimento."

   

Non è possibile darsi per vinti


Di fatto un semplice atteggiamento positivo come questo potrebbe essere l'arma più potente nella lotta contro l'artrite. "Non è possibile darsi per vinti - dice il dr. Baum. Bisogna combattere la malattia."

"Abbiamo pazienti con artrite acuta, con gravi deformazioni, che negano di darsi per vinti e i loro risultati sono così buoni come quelli dei pazienti con casi più benigni, ma con meno determinazione. Il desiderio di continuare a sforzarsi è la cosa più importante. Se la persona non è decisa ad approfittare della malattia il meglio che possa, i medici potranno versare in quella persona tutti tipi di droghe e altri ingredienti, e non servirà a niente."


In remissione


E voi non perdete la speranza. La letteratura medica è corollata da casi di remessione dell'artrite … molti dei quali relazionati con la soluzione di conflitti emozionali.

Espressione dei sentimenti.. guarigione del male. Per esempio, in un caso, una donna che presentava parecchi dei tratti psicologici sopra esposti, contrasse l'artrite all'età di dodici anni. Non si è mai lamentata, non ha mai chiesto aiuto e si considerava indipendente, anche se riconosceva di avere difficoltà a mettersi in piedi da sola. Si è sposata a 18 anni, ma si sentiva infelice. Quando alla fine optò per il divorzio, scoprì di essere incinta. La malattia peggiorò notevolmente. Dopo il parto, lei e suo marito si riconciliarono. Lei diventò più responsabile e fu in grado di esprimere meglio i suoi sentimenti. L'artrite entrò nella fase di remessione. Ci fu un altro caso di una donna che soffriva di una grave lupus erythamatosus (infiammazione della pelle provocata, sembra, dagli stessi meccanismi immunologici dell'artrite) e che afferma di "essersi curata da sola" passando un anno "scaricando" (al medico) tutta l'ostilità occulta e profondamente radicata che aveva contro suo padre. Secondo l'ultimo bollettino, erano passati sei anni senza il cortisone e senza reincidenza del male. In un articolo intitolato "Emozioni, immunità e malattia" i medici George Salomon e Rudolf Moos riportano alcune delle inquietanti osservazioni dello scomparso e famoso medico reumatologo Loring T. Swaim. Ossevazioni che hanno acquisito maggior significato alla luce dell'attuale conoscenza della psico-neuroimmunologia. Nel suo libro Arthritis, Medicine and Spiritual Laws: Power beyond Science (Artrite, medicina e leggi spirituali: un potere oltre la scienza) , dopo molti anni di esercitare la medicina, il Dr. Swaim "arrivò alla conclusione che i fattori emozionali sono decisivi nella (causa) dell'artrite reumatoide e attribuì numerosi casi di notevole remissione e "guarigione ad un intervento divino, risultante dalla fede. Il materiale dei casi che espone si presta all'interpretazione che Dio agisce come potente figura indulgente e di trasferimento protettore per il paziente, che conduce all'abbandono di sintomi (emozionalmente provocati). Il Dr. Swaim comprovò che il primo attacco di artrite era stato quasi sempre proveniente da situazioni infauste e prolungata tensione emozionale. I sentimenti e le emozioni constatate con più frequenza furono amarezza e risentimento cronici (evidentemente non espressi e causanti di sentimenti di colpa). Si indusse i pazienti ad ammettere il loro risentimento, a chiedere sinceramente perdono … e poi implorare l'aiuto e il sostegno di Dio. L'artrite reumatoide 'migliorò definitivamente in coloro che fecero il percorso completo'".


Preoccupazione per il denaro


Le preoccupazioni economiche sono un'altra fonte di ansia, insonnia e depressione:


I terapeuti familiari hanno cominciato a scoprire che le preoccupazioni per il denaro possono contribuire con tutto un esercito di pressioni nelle famiglie: ansia, tensione, insonnia e depressione, per citarne alcune. Tutte queste, a loro volta, possono provocare sofferenze fisiche come l'artrite, l'ipertensione arteriosa, ulcere e attacchi cardiaci. In un'indagine, si chiese ai partecipanti quali fossero le emozioni che ricordavano come vincolanti al denaro. Il 71% menzionò l'ansia; il 52% la depressione ed un altro 52% la rabbia. Il denaro rappresenta sicurezza, controllo e potere. La ragione è che molte cose dipendono dalla nostra capacità di guadagnarci la vita. Per molti di noi il denaro rappresenta sicurezza, cioè avere dominio sulla nostra vita. Per altri il denaro significa potere o controllo. Il dr. Craig Everett, professore associato e direttore della Formazione per terapia Famigliare presso l'Università Statale di Florida, spiega che "esiste un mito implicito tra le famiglie che, chi controlla il denaro, controlla la famiglia. In altre parole, la persona che paga i conti è chi ha il potere". E' il segno che "si è raggiunto il successo".


Ci sono altri per i quali il denaro rappresenta prestigio: è il segnale che "si è raggiunto il successo":


Per questo è facile vedere che quando ci vengono strappati questi valori (reali o immaginari, con ragione o non), sia per una perdita di valore delle divise o peggio ancora per la perdita del lavoro, l'autostima di una persona soffre un serio calo. La preoccupazione ed i rimproveri a se stessi vanno in alto mentre la fiducia nel proprio valore e nel futuro sprofondano. In casi estremi, si distrugge la speranza e l'ambizione, che sono le caratteristiche che impulsano la gente a lavorare con maggiore impegno. Riconoscere la realtà dei problemi economici, ma senza cedere alla rabbia. Il dr. Herbert C.Modlin, psichiatra veterano della Clinica Menninger a Topeka nel Kansas, avverte che "il fattore importante attualmente è radicato nella capacità di far fronte alla situazione per alleviare l'ansia famigliare. Bisogna riconoscere la realtà dei problemi economici, ma senza arrabbiarsi l'un l'altro."


Un analgesico per la mente


Un cardiologo di 52 anni di nome Juan viveva con un dolore costante e tormentoso alla regione inferiore della schiena, dopo una cura contro il cancro al retto. Diceva che il dolore era "insopportabile" e aveva ridotto le sue opzioni a tre possibilità: una cura con successo in qualche parte, ricoverarsi volontariamente in un sanatorio per infermi mentali o suicidarsi. Non poteva continuare a vivere senza alcun sollievo. Nella sua disperazione cercò l'aiuto di uno psicologo presso l'unità di controllo del dolore di un ospedale locale. Parlate con il vostro dolore e fatelo smettere. Nel controllare la cartella clinica di Juan, lo psicologo notò che in un corso psichiatrico precedente Juan aveva descritto il suo dolore con una vitalità incredibile: era come "un cane che mi mordeva la spina dorsale". Giudicando tale descrizione più che pittoresca e che si trattava di un vero incubo l'origine dei suoi dolori, lo psicologo cercò di convincerlo affinché si mettesse in comunicazione con il cane, gli parlasse, scoprisse perché gli mordeva la spina dorsale e lo obbligasse a smettere di farlo. Il dolore rispose. Visti i suoi studi nella medicina tradizionale, all'inizio il dr. Juan considerò l'idea completamente assurda, ma il dolore era talmente intenso che decise di fare la prova. Durante una serie di sessioni, lo psicologo gli insegnò a rilassarsi fisicamente e mentalmente e ad aprire la mente all'immagine del cane. Poi, Juan cominciò a parlare con lui … e il cane rispose!

Gli disse per cominciare che Juan non aveva mai voluto veramente essere un medico, lui desiderava essere un architetto ma sua madre lo aveva talmente spinto ad entrare nella facoltà di medicina. Il risultato fu che il suo collerico risentimento era rivolto contro la madre, contro i suoi colleghi e i suoi pazienti, anche contro il suo interiore - lo avvisò il cane - e aveva contribuito allo sviluppo del cancro e al dolore nella regione scapolare inferiore. Il cane gli dichiarò che Juan era un buon medico: "Può non esser stata la carriera che volevi, ma è ora che riconosci quanto vali nelle cose che fai. Quando smetterai di essere così risentito e ti accetti, io smetterò di morderti la spina dorsale." A queste intuizioni lo accompagnò un immediato sollievo di dolore e durante le successive settimane svanì poco a poco.


Il "terreno delle immagini"


Potrebbe sembrare un focalizzare eterodosso, per non dire chiaramente pazzo, del problema del dolore cronico. "Dopo tutto quale sarebbe la vostra reazione iniziale - gentile lettore - di fronte ad un medico che vi spingerebbe a parlare con animaletti che si trovano nella vostra testa?" chiede il dr. David E.Bresler, direttore del Centro di Arti Curative di Los Angeles e autore di Free yourself from pain ( libera te stesso dal dolore). Le tecniche di immaginazione per il controllo del dolore potrebbero generare sollievo. Ma il dr. Bresler - che nel suo libro descrive come aiutò Juan ad usare tecniche di immaginazione per il controllo del dolore - dice che il metodo "non è fondamentalmente altro che un modo di parlare con noi stessi, cosa che dista molto dall'essere un concetto nuovo". Tuttavia, per i numerosi individui che soffrono dolori cronici (quelli che persistono dopo aver esaurito le soluzioni che offrono la medicina e la psichiatria tradizionali), questo mezzo potrà offrire il sollievo desiderato.

"L'indice di divorzi tra i pazienti con dolori cronici è orrendo - dice il dr. Neal H.Olshan di Scottsdale Arizona, autore di Power Over Your Pain without Drugs - potere sul dolore senza droghe. Il risultato tipico è che sembra che siamo stati in una specie di volantino di fiera, di droghe e chirurgia, passando da uno specialista all'altro e ottenendo solo un po' di sollievo." Il dolore è un avviso amichevole. Il dr. Bresler aggrotta le sopracciglia di fronte all'uso così diffuso che la medicina moderna fa degli analgesici come mezzi per sopprimere il dolore. "Il dolore - spiega lui - è un sintomo che avvisa che qualcosa non và. I sintomi sono gli strumenti del corpo per guarire se stessi. Il dolore è un avvertimento amichevole e non un nemico che debba essere soppresso." Ma il dr. Bresler e il dr. Olshan convengono che l'immaginazione per il controllo del dolore è la chiave per far fronte alla sofferenza, fino a che si possa risolvere la causa del dolore.


Perché funziona l'immaginazione? Perché provoca la liberazione di analgesici naturali del corpo. Queste complesse sostanze chiamate endorfine (letteralmente morfina interiore) agiscono sul corpo in modo simile ai narcotici. "Parlando" con il nostro corpo, possiamo imparare a controllare la liberazione di endorfine, sollevando il dolore senza gli effetti collaterali delle potenti droghe di fabbricazione umana. Il dr. Bresler spiega che questo dialogo interiore entra in contatto anche con il sistema nervoso automatico, che controlla funzioni involontarie tali come il ritmo cardiaco e la digestione, ed ha un ruolo essenziale nel sollievo del dolore cronico. L'unico linguaggio incosciente è il simbolismo e l'immaginazione. Poiché il sistema nervoso autonomo è vincolato alla parte incosciente della mente - che processa l'informazione in modo astratto e simbolico -, l'unico linguaggio che comprende è quello del simbolismo e della immaginazione. Possiamo arrivare a parti del corpo controllate dalla mente cosciente, con comandi verbali: "braccio, punta verso l'alto" o "lingua, esci dalla bocca" . Ma per la mente incosciente questi comandi sono un linguaggio straniero. Per parlarle, dice il dr. Bresler, abbiamo bisogno di un linguaggio nuovo, sebbene è vero che "il terreno dell'immaginazione è molto trascurato e il suo linguaggio spesso è così poco conosciuto come quello che si parlerebbe in un paese lontano". Con la pratica e con una guida , il potere di questo tipo di produzione di immagini mentali può essere utilizzato per alleviare il dolore causato da qualsiasi malattia, dall'artrite fino all'angina.


Nei centri per il controllo del dolore, sparsi in tutto il paese americano, l'uso della tecnica delle immagini è diventato ogni giorno più comune. Consultate prima un medico. Comunque, il dr. Olshan avverte che l'efficacia delle immagini può essere pericolosa se si usa in modo indebito "Come il dolore è il segnale di avvertimento del corpo - spiega - non sarebbe bene usare queste tecniche per un dolore non ancora diagnosticato, perché esso potrebbe occultare i sintomi. Prima cosa, consultate un medico." In essenza, le tecniche di immaginazione sono un modo per ristabilire il contatto tra la mente e il corpo. Il modo con cui la medicina occidentale finì per separarli è in sé una lunga storia, ma quello che ora risulta evidente è che durante tutta la vita hanno avuto un'intima relazione, di meravigliosa complicità, come due amanti che conversano attraverso segnali e gesti da un estremo all'altro di un salone. Oggi si sa che ognuno ha uno stupefacente grado di controllo sull'altro.


Un fenomeno notevole


Quello che si conosce come "effetto placebo" per esempio, si è descritto come "uno dei più notevoli fenomeni medici che esistano". Tuttavia, è così comune, che è un fattore in tutti gli sperimenti medici. Se ad un gruppo di pazienti si dà una cura senza il minimo valore curativo (come una pillola di zucchero o un'iniezione con acqua e sale) e si dice loro che è una medicina molto potente, una certa percentuale dei pazienti (in genere una terza parte più o meno) sperimenta un effettivo miglioramento. Per quello che si è visto, l'importante non è la cura in sé, ma la convinzione del paziente che dia risultato: una immagine di guarigione che diventa reale (cioè fisica), dovuta ad una trasformazione misteriosa che appena ora cominciamo a capire. La mente è così potente, che inverte gli effetti delle droghe molto potenti. La capacità della mente di innescare l'autoguarigione del corpo, sotto l'effetto di un'adeguata suggestione, è così potente, che in alcuni casi si è visto invertire gli effetti di droghe molto forti. In un certo caso, in cui una donna incinta che si lamentava della nausea, le si diede l'ipecacuana, uno dei vomitivi più usati, dicendole che le avrebbe alleviato il disturbo. In pochi minuti terminò la nausea! E' un fenomeno che indusse il medico Irving Dole ad affermare nel suo libro The Healing Mind (La Mente Curativa) che "qualsiasi cosa in cui uno abbia fiducia, può essere l'agente che induca la sua guarigione". Perché non possiamo curarci a volontà. Ovviamente, la maggioranza di noi non può "ricevere" semplicemente l'effetto placebo nel momento che vogliamo; se così fosse, non ci sarebbero dottori, né droghe, né ospedali. Ma la potenza esiste, che sappiamo o meno farne uso. Raffinare la tecnica per invocarla quando se ne ha bisogno, è esattamente quello di cui si stanno occupando le nuove terapie per il controllo del dolore. Grazie alle nuove ricerche nel meccanismo reale che anima l'effetto placebo, sembra che le endorfine svolgano una funzione chiave. In uno studio dell'Università di California, a San Francisco, si iniettò un placebo a 23 pazienti ai quali era stato tolto un dente poche ore prima. Per oltre un terzo di loro il risultato fu un sollievo del dolore. Invece, quando si iniettò una seconda sostanza che impedisce l'azione delle endorfine, il dolore tornò a tutti quanti. La loro convinzione che il placebo avesse avuto effetto scatenò la produzione di questi analgesici naturali, i quali effettivamente danno "sollievo rapido e certo". Visualizzazione: "la terapia più importante per ammalati cronici". Si potrà dire che l'efficacia delle tecniche di immaginazione per il controllo del dolore è così reale che può ottenere lo stesso risultato? Il dr. C.Norman Shealy, direttore dell'Istituto Shealy per la Cura Completa della Salute, a Springfield nel Missouri, dice che ha scoperto che le tecniche di rilassamento e visualizzazione sono "la terapia in se stessa più importante che si può offrire agli ammalati cronici con una grande varietà di problemi". Il dr. Bresler segnala che le droghe e chirurgia sono generalmente i metodi meno efficaci per trattare dolori cronici. Un 60 percento riduce e controlla il dolore. Il Dr.Olshan da parte sua, informa che il numero di persone che impara a ridurre e controllare il proprio dolore a punto tale da riprendere una vita produttiva, è in cifre tonde di un 60%, mentre molti altri ottengono "almeno un sollievo significativo". C'è tra di loro chi ha un sollievo completo del dolore? “Questi sono una minoranza, ma sì c'è chi lo ottiene - afferma il dottore. La maggioranza - secondo la testimonianza soggettiva di loro stessi - impara a ridurre il dolore in una proporzione tra il 60 e il 90 percento".


Un vero "disturbo insopportabile"


Se ci si rilassa, il corpo si cura da solo. Il rilassamento profondo è la base di tutte le tecniche di immaginazione contro il dolore, spiega il Dr.Olshan. La ragione è che, quando la mente ed il corpo sono rilassati, accadono molti cambi fisiologici, tra questi un aumento della capacità somatica per produrre endorfine. "Voi mettete il corpo nella migliore postura per agire in direzione della vostra propria guarigione. Mi compiace pensare al corpo come una barca a vela che rettifica da sola il suo corso: se vi rilassate e lasciate in pace il corpo, lui si rettifica da solo." Poi , in condizione di profondo rilassamento, si guida il paziente attraverso diversi esercizi destinati a mirare il sollievo verso la fonte del dolore. Tutti sono in realtà una forma di autoipnosi, spiega il Dr.Olshan: è un modo di "addormentare" la mente cosciente, affinché tutti i messaggi si canalizzino verso la mente subcosciente e verso il sistema nervoso involontario. In cerca di un "consigliere interno". Il Dr. Bresler usa un esercizio chiamato "anestesia di guanto", nel quale si insegna al paziente ad addormentare prima una mano e poi a trasmettere questa sensazione alla parte del corpo che soffre il dolore. In un altro esercizio si istruiscono i pazienti affinché "cerchino un consigliere interno", il quale di solito è un animale (come il cane di Juan), che può consigliare su come ridurre la tensione e il dolore, e ad aiutare il paziente a scoprire il "messaggio coperto dal dolore", che a volte è di rabbia repressa e di frustrazione, come nel caso di Juan. Altre volte, il dolore può aver origine in un modo di vita che genera ansia, o in una relazione sgradevole. In effetti è possibile conoscere gente che materialmente è "un vero fastidio insopportabile", un "continuo mal di testa", o semplicemente "gente impossibile da digerire", secondo il Dr. Rene Cailliet, direttore medico del Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitazione nell'Ospedale di Santa Monica, e autore di nove libri di testo sulle sindromi del dolore. 


Psiche e immunità - Tratto da "Guida completa alle tue emozioni e salute di Emrika Padus - 1992 Rodale Press , Inc."

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