Dita rigonfie e talora deformate “a collo di cigno” o a martello, con caratteristica silhouette fusiforme, dolori al pollice, al medio e all’anulare, formicolii, rigonfiamenti e, in casi avanzati, “dito a scatto”, con possibile deviazione ulnare: ecco come si presenta la mano affetta da artrite reumatoide. Si tratta di una patologia autoimmune sistemica in cui alcune cellule del sistema immunitario mutano e attaccano il proprio organismo aggredendo, in particolar modo, la membrana sinoviale, provocandone un rigonfiamento. La membrana affetta da artrite crea il panno sinoviale che, espandendosi, intacca legamenti, tendini e cartilagini. Persino le ossa possono essere coinvolte in questa lenta ma inesorabile malattia. Si stima che l’incidenza dell’artrite reumatoide raggiunga dalle tre alle sette persone ogni mille, in prevalenza donne, con un picco di insorgenza in una fascia d’età compresa fra i 45 e i 65 anni. Tra le articolazioni più colpite dall’artrite vi sono quelle di polsi, gomiti, ginocchia, caviglie, piedi e mani.
Trattare l’artrite: dalla terapia farmacologica alla chirurgia della mano
Il corretto trattamento dell’artrite reumatoide richiede la consultazione e la cooperazione di un’equipe di specialisti: il reumatologo, il chirurgo della mano e il fisioterapista. La fase iniziale della malattia, nel cui decorso clinico si possono individuare tre stadi a gravità crescente, sarà curata in maniera prevalentemente medica e gestita essenzialmente dal reumatologo, fino alla comparsa delle prime deformità. Tra i rimedi farmacologici più utilizzati si annoverano medicinali antireumatici quali il methotrexate e l’idrossiclorochina, gli antiinfiammatori non steroidei (FANS), impiegati per ridurre velocemente l’infiammazione articolare e l’intensità dei sintomi, i corticosteroidi e, infine, i farmaci biologici, spesso in qualità di immunosoppressori.
Come evidenziato dal professor Alberto De Mas, direttore del reparto di Chirurgia della mano e Microchirurgia dell'Ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, i farmaci biologici “[…]costituiscono la scelta di fronte a forme di malattie resistenti o a intolleranze alle terapie con gli altri farmaci. […] Devono essere sospesi nel periodo peri-operatorio in quanto possono aumentare il rischio infettivo o alterare la cicatrizzazione”.
L’intervento del fisioterapista è essenziale sia prima che dopo l’operazione. Ci sono alcuni esercizi, specialmente di tipo isometrico e di stretching, che servono a mantenere il tono muscolare e la mobilità della zona colpita dall’artrite, da eseguirsi sempre in assenza di dolore e in fase post acuta. Tra gli esercizi più conosciuti l’apertura e chiusura del pugno, che si esegue aprendo completamente le dita e poi richiudendole, con il pollice che abbraccia il pugno, da ripetere per cinque volte a destra e sinistra e l’opposizione del pollice, che prevede di formare delle “o” tonde prima tra il pollice e l’indice, poi con il medio e così via fino al mignolo. Anche in questo caso sono previste cinque ripetizioni.
Al fine di ridurre gli stimoli dolorifici si può optare per l’utilizzo di una terapia strumentale quale la laser terapia, la terapia ad ultrasuoni e la tecarterapia. Sempre compito del fisioterapista sarà quello di accelerare la riabilitazione post-operatoria del paziente anche tramite l’applicazione di speciali tutori statici o dinamici personalizzati, che permettano di stabilizzare le strutture danneggiate o infiammate che necessitino l’immobilizzazione, di mantenere l’integrità delle articolazioni sane e di fornire ulteriore stress meccanico progressivo alle strutture irrigidite.
Artrite reumatoide, quando serve l'intervento chirurgico
Quando l’intervento chirurgico per l’innesto delle protesi e la correzione delle deformazioni si prospetta come inevitabile, questo avviene generalmente con anestesia loco-regionale e in Day Hospital. L’adozione di particolari tecniche chirurgiche sulla mano, quali quelle di accesso laterale, hanno permesso negli ultimi anni di accelerare i tempi di recupero del paziente, specialmente in termini di mobilizzazione dell’articolazione della mano, pur essendo meno invasive. Il professor Vincent Joseph Mazzone, ortopedico ed esperto chirurgo della mano, Direttore UOC Chirurgia della Mano della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, sperimentatore di questa metodologia d’intervento ad accesso laterale fin dal 1991, ha spiegato ad Ansa.it: “Le vecchie tecniche chirurgiche prevedevano la sezione dei tendini per poter arrivare alle articolazioni e protesizzarle. Con la nuova tecnica di accesso laterale, messa a punto da noi, siamo in grado di risparmiare i tendini flessori e estensori della mano e questo permette al paziente di muovere da subito la mano”.
Le tecnologie di costruzione delle protesi delle articolazioni delle mani ed i materiali impiegati si sono evoluti incessantemente in modo tale da consentire di conseguire risultati eccellenti, come illustra il dottor Mazzone: “Le protesi più performanti per le articolazioni interfalangee sono in silicone, mentre per le articolazioni metacarpo-falangee i migliori risultati si ottengono con le protesi ‘anatomiche’ (che mimano cioè la forma delle articolazioni); tra le più utilizzate, quelle in pirocarbonio. Per quanto riguarda l’articolazione alla base del pollice, le protesi di ultima generazione mimano nel disegno e nei materiali (es. metallo e ceramica) quelle utilizzate per l’anca”.
Le sfide ancora aperte nell’ambito del rimedio chirurgico all’artrite reumatoide riguardano precipuamente il campo della biomeccanica, sia per allungare la durata della vita utile delle protesi impiegate che per permettere, in misura sempre crescente, ai dispositivi impiantati di riprodurre il movimento naturale dell’articolazione sana.
Interessante il filmato del Prof. Cugola Landino intitolato "Indicazioni chirurgiche per artropatie arto superiore"
Artrite reumatoide - Tratto da ilgiornale.it - di Nicolò Canziani - Aprile 2021